Ecco la nuova “carta di circolazione” per imbarcazioni e navi.
Terminato il periodo di sperimentazione, il circuito telematico S.Te.D. è operativo su tutto il territorio nazionale. Questo profondo cambiamento è appena cominciato e nei primi mesi di vita ha portato non pochi disagi e ritardi nella produzione dei documenti di barche che decidono di registrarsi e battere bandiera italiana.
Facciamo un passo indietro e chiariamo insieme i motivi che hanno spinto il Ministero a creare un portale elettronico per mettere in rete i dati di imbarcazioni e navi… Nel 2020 era impensabile continuare ad impilare montagne di carta ordinate per faldoni, chiusi sottochiave negli armadietti delle Cp che, di fatto, erano le uniche custodi di questi registri scritti ancora con penna e calamaio.
Questo unico modello di archiviazione dei documenti di imbarcazioni e navi da diporto non permetteva di avere un controllo nazionale: per avere informazioni sulle specifiche unità bisognava interpellare il compartimento o l’ufficio circondariale marittimo di registrazione dell’unità.
La digitalizzazione avrebbe dovuto garantire uno snellimento delle operazioni ed una maggiore velocità nel produrre o aggiornare i documenti. Utilizziamo il condizionale perché in questa prima fase notiamo che il procedimento resta ancora complesso e macchinoso.
Se prima l’ente di riferimento con cui relazionarsi era la Capitaneria, oggi gli enti che hanno voce in capitolo in fase di immatricolazione sono raddoppiati e l’iter burocratico inevitabilmente si allunga in quanto prima si registrare telematicamente sul portale bisogna avere il nulla osta di Ucina (Unione Nazionale dei Cantieri Nautici e Affini) e di Ucon (Conservatoria Centrale delle Unità da diporto).
In questa fase ci sentiamo di ringraziare tutti gli uffici diporto delle capitanerie italiane che hanno l’ingrato compito di testare il portale, provare a migliorarlo, assorbendo nel contempo critiche e arrabbiature degli utenti diportisti. Il sistema è ancora da oliare: l’ATCN (Archivio Telematico Centrale) presenta qualche mancanza, il collegamento non offre sempre una connessione stabile e comporta l’appoggio alla piattaforma CED della motorizzazione del portale dell’automobilista nella sezione “Navigli”.
Guardando il bicchiere mezzo pieno bisogna ammettere che la digitalizzazione nel nostro settore garantirà maggior sicurezza agli armatori, più chiarezza sulla documentazione (dati scritti a macchina non a mano), agevolazione per le forze dell’ordine che, in banchina o in mare aperto, potranno effettuare i controlli a distanza semplicemente inserendo nel portale la targa dell’imbarcazione. La grande speranza, quando si arriverà a regime, sarà rendere sicure e più veloci le operazioni di trascrizione di proprietà e aggiornamento licenza della navigazione che potranno essere effettuate in qualsiasi città d’Italia senza dovere per forza rispedire la documentazione cartacea alla Capitaneria di Porto “madre” di iscrizione.
A proposito di licenza di navigazione, tempi duri per gli amanti del vintage. Il vecchio librettino con la copertina blu va in pensione. Pronta a sostituirlo è la “carta di circolazione” delle imbarcazioni o navi da diporto, un cartoncino A4 con un’ancorina ed uno sfondo azzurro, apparentemente identico a quello delle automobili (che invece ha lo sfondo grigio). Numeri e codici sono scritti in piccolo e molto vicini, la legenda sul retro. Spariscono tanti dati utili dell’imbarcazione che si potranno trovare a bordo solamente sul Manuale del Proprietario delle singole unità, documento già obbligatorio per tutte le imbarcazioni CE. Il manuale rilasciato dal cantiere assumerà ancora più importanza per un consulto chiaro ed approfondito sulle specifiche di bordo.
Curiosità: si allunga la targa. La nuova sigla sarà composta infatti da ben quattro lettere, il numero di iscrizione prevede quattro cifre più la D finale che sta per diporto.
Resiste e viene rilasciato sempre in A4, il Certificato di Sicurezza, documento di navigazione fondamentale dove continueranno ad essere riportate le visite periodiche e occasionali che verranno vidimate direttamente dagli organismi tecnici organizzati (Udicer, Rina, etc.). Restano invariati anche i termini dei “collaudi”: otto anni per le barche nuove di categoria “A” e “B”, dieci anni per quelle di categoria “C” e “D”. Dopo la prima visita, il controllo periodico scatta ogni cinque anni per tutti i tipi di imbarcazione.
Nulla cambia per il VHF, la richiesta della licenza definitiva e l’assegnazione del nominativo internazionale verrà sempre inviata al Ministero dello Sviluppo Economico Regionale, in base alla Provincia di iscrizione dell’unità.
La rotta è tracciata e l’innovazione tecnologica proietterà la nautica da diporto in una posizione migliore di quella esistente. Armiamoci di pazienza e positività, doti naturali di ogni buon velista, abituato a navigare aspettando il vento giusto.
– Luca Conti –
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