Diario di Bordo | La Calcidica e Limnos

La Grecia dei Greci

Day 1, Day 2 Nikiti ➡️ Kastri ➡️ Porto Karras (Sithonia)

Quando ad agosto ci mettiamo in viaggio per la Grecia è una partenza diversa da tutte le altre. E’ un momento di rito, è tornare a casa, è un bisogno naturale di Egeo che risponde alla necessità di sentirsi liberi.
Atterriamo a Salonicco e al momento dei saluti accade una cosa buffa: scopriamo che quest’anno a portarci è Stefano, un amico, pilota di aerei, con il vizio della vela. Ha preso la patente nautica in Albatros venticinque anni fa e da allora non ha mai smesso di navigare. Entrambi sorpresi ci abbracciamo forte salutandoci con la promessa di trascorrere presto qualche momento insieme a bordo.

Camminiamo di notte per Thessaloniki (nome greco), splendido capoluogo di questa regione. Primo contatto tra nuovi equipaggi, quest’anno la flottiglia accoglierà persone da tutta Italia e mixarle sarà ancor più bello. Al mattino Billi, come chiamano gli amici Vassillis, ci conduce con il pullman sino a Nikiti che si trova nel dito centrale della Calcidica nella Penisola di Sithonia sul versante Ovest.

Elena ci accoglie con la gentilezza e la grazia di una ragazza greca. Un popolo elevato quello ellenico, sensibile, accogliente, simile per alcuni tratti al modello romagnolo ma molto più fine ed educato. Conosciamo Spiros, il boss della base nautica a gestione familiare di @Sailman. E’ uomo di mare ed assieme a suo figlio Jordan ci presenta i nostri due catamarani “Dynamis” e “Miriam”. Ci svela qualche baia segreta e ci indica quali sono i porti più sicuri.

Usciamo dal porto alle 20.00. Il sole sta per tuffarsi in mare, il cielo è arancio. Poco prima del buio ancoriamo a Kastro di fronte allo scheletro di un resort in costruzione e riusciamo a fare il primo splendido tuffo in un acqua piacevolmente calda.

L’ansa è molto grande, sabbia bianca e mare azzurro, qua e là qualche chiazza di posidonia a rendere le sfumature di verde ed azzurro “leopardate”. Scivola lento anche il risveglio oggi, in mezzo all’Egeo e lo sarà sino a martedì il Meltemi è da bollino rosso. Sul lato “giusto” di Sithonia regna una pace inverosimile, una brezza piacevole ci accompagna per tutta la giornata.

Pranzo straordinario con pasta al ragù di verdure e cestini al forno di pasta fillo con ripieno di feta e peperoni grigliati. Il tutto annaffiato con del buon vino di Samos. Al pomeriggio muoviamo a sud verso Porto Karras. Entriamo in una rada di pini, la preferita di Jordan. Altre tre barche ci fanno compagnia, ancore, cime a terra pacchetto e private pool a pochi metri dalle rocce.

Ceniamo divinamente tutti a bordo di Dynams. Degne di nota la focaccia calda di Cristiano e la frittata di patate prodotto del lavoro di squadra del “ristorante da Michele in regia”. 
La luna occupa una piccola parte del cielo. C’è calma totale e Andrea con il suo laser può illuminare il cielo, mescolando le storie della mitologia greca con gli allineamenti astrali, per una serata unica di teatro a cielo aperto. 
Siamo nei luoghi dove tutto ebbe inizio a pochi km dal Monte Olimpo, la casa degli Dei. 
Kalinicta.✨🏛️🇬🇷

Day 3 Porto Karras ➡️ Isola Kélifos ➡️ Agios Panos

Al mattino qualche raffica un po’ più potente ci da il buongiorno. Sono spazzolate sporadiche, servono solo a ricordarci che il sig. Meltemi esiste e che, se è in grado di bussare sino a quassù (siamo a metà del dito centrale della Calcidica sul versante W), significa che tutti i nostri amici in giro per le Cicladi hanno giornate da bollino rosso.

In questa penisola si vive una calma rasserenante. Il mare è sempre piatto su questo versante e, a guardare le reti delle barche dei pescatori, anche piuttosto generoso in questi giorni.

In tarda mattinata il vento è giusto. Salpiamo e finalmente alziamo le vele per un’oretta di navigazione in direzione W verso la vicina isola di Kèlifos. “Miriam” domina la regata su “Dinamys”. Massi, Marco e Fabrizio, lavorano di squadra per fare volare il cata a 7.5 nodi e ritrovano il piacere e le buone sensazioni al timone. 🍻

In mare non abbiamo ancora avvistato nessuno. Ci accomodiamo nella riparata baia a SW con ancora e cime a terra. Approfittiamo del saluto di una barca di turisti locali che lascia la cala proprio al momento del nostro arrivo, siamo soli. Alcuni alberi sono spezzati, forse è per colpa del violento Tornado che si è abbattuto in Calcidica ai primi di luglio.

Giornata di relax totale, la sera torniamo in costa ad Agios Panos, un’ansa molto aperta, che presenta due grandi scogli sul versante Sud.
Tramonto sul mare proprio davanti all’isola di Kélifos, che ha un chiaro profilo somigliante ad una Tartaruga. Ogni sera sembra voglia aprire la bocca mangiarsi il sole. ☀️🐢

Dimitri gestisce il ristorante Panos che prende il nome dall’omonima spiaggia. Un pontile galleggiante con in testa un pescaggio di 2.3 mt accoglie i numerosissimi clienti del ristorante che arrivano anche dalla strada ed affollano la taverna a tutte le ore del giorno e della sera. Dentice e Branzino alla griglia sono da urlo, piacevoli anche sardellas, gavdos e calamari fritti. A mezzanotte si festeggia il compleanno di Flavia. Mi piace celebrare nel pozzetto questi momenti perché, diciamoci la verità, concedersi il mare come regalo, festeggiare con nuovi e vecchi amici nel pozzetto, ha tutto un altro sapore. 🎁⛵🐟

Day 4 Agios Panos ➡️ Atki ➡️ Porto Koufo

Sono le 06.30 tanta luce sta entrando nella baia. Il mare è calmo, decidiamo con Albi di fare un bagno coi fucili. L’acqua è molto chiara. Attorno alle isole il fondale è irregolare, si passa da 10 mt a pochi cm ed il gioco di colori e la trasparenza dell’acqua sono eccezionali. Siamo partiti con i fucili e gli equipaggi hanno enormi aspettative.

Lo sapete come si riconosce la tana di un polpo? Dall’alto il fondale appare tutto uguale, ma bisogna cercare la nota stonata. É una sorta di gioco a trova l’intruso o riconosci le differenze, ci vogliono anni di allenamento e si fa presto a “perdere l’occhio”. Per la prima ora niente da fare, poi qualcosa si sblocca e si rientra in barca con del materiale per il pranzo.

Molliamo gli ormeggi alle 10 e continuiamo la lenta discesa; neppure oggi è la giornata giusta per uscire dal ridosso di Sithonia. Il Meltemi sta picchiando duro in tutto l’Egeo, restiamo dietro il dito medio, ad Ovest perché in queste zone il riparo quando soffia d’estate, è sempre a Sud Ovest. Ancoriamo tra Aretes ed Atki all’altezza di un roccione dorato che divide la spiaggia di camperisti da quella della tendopoli. Il guazzetto di polpo e olive greche mette allegria. La sabbia a terra è molto fine, esistono delle comunità organizzate, arrivando a nuoto ci sembra di invadere il loro spazio.

L’acqua è sempre calda, il sole, nonostante il vento fresco che oggi si incanala e qui arriva incredibilmente da Sud Est, è piacevole addosso. Subito dopo pranzo l’onda si alza, ci stiamo avvicinando al mare aperto, salpiamo le ancore in fretta. Altre 5 miglia sino a Porto Koufo ed entriamo in una incredibile oasi di pace. Una baiona ampia e profonda, il portolano la incorona come il porto naturale più grande di tutta la Grecia.

La banchina del piccolo molo è piena ma Dynamis azzecca la mossa e riesce a trovare posto in banchina. Il nostro arrivo nei porti è sempre una partita a scacchi. Piazzare una pedina a terra per noi diventa fondamentale per capire i movimenti e le caratteristiche del luogo. Dobbiamo rifornire di acqua e cambusa ed in questa Grecia così selvaggia non è scontato arrivare vicini alla colonnina.

Cena con i piedi sulla sabbia nei tavolini sul mare della Tabebna Delfini. Che sapore eccezionale questa griglia di pesce, Orate e Pargos da quattro/cinque etti l’uno pescati al mattino. Il momento più bello però è prima di mangiare, quando entriamo in cucina a prendere accordi, stasera ci accompagna il giovane Nikos. Salutiamo donne e uomini che con passione e sudore lavorano trasformando i regali del mare in piatti deliziosi. Si fa la pesa del pesce, si stabilisce un contatto ed un contratto. Si da valore con tanta umanità al lavoro della cucina, così avviene nella “nostra” Grecia.

Ultimo brindisi per festeggiare il compleanno di Flavia ma al rientro il motore del nostro tender non parte. Si rientra a remi con le rassicurazioni da parte di Stefanos, comandante della barca da pesca che rifornisce tutto il ristorante, di guardarci insieme domattina.

Rientro a bordo di Miriam, che si trova all’ancora a pochi metri dalla riva e sottovento a tutta la baia. La chitarra di Massi è libera di suonare. La ciurma canta felice attorno al tavolo ebbra del vino della cena e dell’Ouzo che ancora accompagna le risate intorno al tavolo. “Là dove c’era l’erba ora c’è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà. Non so non so perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba, non lasciano l’erba”. 🎸🎶🐟

Day 5 Porto Koufo ➡️ Secret Beach

Navigare con il Sup (Stand Up Paddle) all’alba sta diventando uno dei miei momenti preferiti. Fuori tutto tace, il mondo dorme e gli unici ad essere svegli sono i pescatori a Porto Koufo. In piedi dalla tavola con un remo in mano, riesci a vedere i particolari, percepire i momenti, ad osservare da una posizione privilegiata. Dal molo due amici sono in pesca di Sea Bass (argentati simili al branzino). Nella rete ce ne sono almeno una decina, tutti belli oltre il kg. Il cofano di una vecchia Peugeot bianca serve da appoggio per una radiolina con antenna, una scena d’altri tempi. Saluto, ormeggio e mi siedo in silenzio su una bitta, cerco di carpire qualche segreto osservando le esche e la tecnica di pesca. Porto Koufo si sveglia, sentire il saluto greco al mattino mi rassicura.

Riparto con il Sup, sono appena rientrate un paio di barche da pesca, riormeggio la tavola e cammino scalzo per la banchina del porto. Ho la barba un po’ lunga ad ogni incontro c’è un saluto ed un sorriso. Chi mi incontra mi rivolge parola in greco, scambiandomi per un local. Io sorrido, rispondo Kalímera, spiego loro che sono italiano e che ahimè conosco troppo poco il greco per sostenere una conversazione. La promessa però è quella di impararlo, magari facendo scuola dagli amici @MatteoCavessi e @AndreaCavessi riminesi trapiantati ad Elafonissós. 

Panagiotis è chino sulle reti, la pesca è andata bene, mi mostra con orgoglio il bottino e mi chiede se ne voglio un po’. Non me lo faccio dire due volte, prendo cinque barracudini per fare il ragù della pasta di oggi.
Due kg € 25, non ho soldi ma la ciurma di Dynamis è ormeggiata in banchina a pochi metri.

Prendo portafoglio e portolano. Avendo stabilito un contatto chiedo a Panagiotis il permesso di salire a bordo ed un consiglio su come impostare la giornata di oggi… Mi suggerisce di restare ad Ovest di Sithonia. Fuori ci sono due metri d’onda ed il suo vicino di barca che è andato a pesca sull’altro versante ha rotto le reti senza portare a casa nulla. Mi indica una baia solitaria dove ogni tanto va a riparare aspettando di salpare le reti. E’ la sua preferita perché sostiene che è sempre calma, la riconosceremo perché in cima c’è una piccola torre con una grande bandiera, un punto di avvistamento panoramico tattico che permetteva il controllo e la visuale completa su tutte e tre le dita della Calcidica.

Gli stringo il braccio (ha le mani impegnate) per ringraziarlo di tutto e tolgo il disturbo. Un caffettino per comunicare con Alberto ed Andrea il cambio di programma.

Rientro a bordo sono ormai le 10, vedo del movimento dagli amici del ristorante Delfini, arriviamo al pontiletto a remi. Nikos ci riconosce e ci viene incontro con Stefanos, il titolare del ristorante, armatore e comandante di una piccola barca con cui tutte le mattine va a pesca per rifornire la taverna. Smonta la calotta del fuoribordo e con gli attrezzi giusti smonta le candele, le pulisce (lo avevamo fatto anche noi) e le bagna con la benzina. Non è un’operazione facile, inizialmente Yamaha non sembra volerne sapere. Dopo 20 minuti di tentativi con cura, tecnica e pazienza il motore riparte. Ringraziamo Stefanos per averci regalato il suo tempo, lui sembra essere più felice di noi per esserci riuscito.

Rientriamo in barca e pensiamo di omaggiare i ragazzi della taverna con le bellissime magliette che ci ha cortesemente donato l’amico @AdlerBernabé di @MagellanoStore. Stefanos, che non era presente al momento della consegna, con un potente fischio dalla terrazza richiama la mia attenzione mentre mi sto allontanando con il tender. Saluta con entrambe le mani, sorride con addosso la maglietta nuova, contatto riuscito.

Ormeggiamo Miriam e Dynamis in testa al molo. I pescatori se ne sono andati, un armatore stanziale ci presta i connettori per avere una lunga linea di tubi per arrivare alla fontana. Il getto è lento, ci vorranno due ore e scatta l’operazione cambusa. Assieme a Cristiano ne approfittiamo per andare a fare un giro in pescheria, una della più attrezzate di tutta l’area. La famiglia che la gestisce si chiama Katsikis, la figlia ha meno di trent’anni ma ha personalità e conosce bene le lingue.

I suoi genitori sono qualche metro dietro che si occupano della pulizia del pesce. Suo fratello è di sotto che gestisce la ghiacciaia e con un elevatore elettrico fa salire ghiaccio e molluschi a richiesta. Il banco è pieno, tanti occhi lucidi e pelli argentate, uno spettacolo. Prima di noi ci sono altri cinque clienti. Proprio appena prima del nostro turno la mamma riceve una telefonata e toglie dal banco la cassa di gavros che avevamo adocchiato. Proviamo a chiedere se ce ne sono altri ma niente, cambiamo menù prendiamo gamberi, calamari cozze ed un kilo di ghiaccio.

Faccio i complimenti alla ragazza per l’organizzazione, la bellezza e la cura della pescheria. Lei si gira arrossita verso la mamma e le traduce in greco le nostre parole. La mamma, già dispiaciuta per averci sottratto l’ultima cassa di sardine, molla tutto, esce dal banco, ci viene incontro e ci bacia di cuore.

Usciamo sorridenti dopo l’abbraccio della signora Katsikis, con le buste cariche di pesce fresco ed il cuore pieno di gioia. I serbatoi sono pieni, salutiamo questa rada protettissima, dove da secoli gli abitanti accolgono i marinai con tanta umanità. Siamo certi che Porto Koufo non cambierà la sua anima indipendentemente dalle decisioni dei politici, perché siamo contenti di esclamare che questa è la Grecia dei Greci.

Ancoriamo nella vicina baia subito a Nord, un grosso scoglio sulla destra ed una parete alta 200 mt con una fitta pineta a sinistra. Una panchina solitaria con vista tramonto, in cima una torre di avvistamento dove sventola fiera la grande bandiera di questo meraviglioso paese. 🧔💙

Day 6 Sithonia ➡️ Limnos

Sveglia alle 04.30, è ancora buio. Finalmente il Meltemi, che in tutto il resto delle Cicladi ha picchiato duro nell’ultima settimana ha mollato un po’ l’intensità. Salpiamo al crepuscolo doppiamo la spiaggia di Akrotiri, punta estrema a Sud di Sithonia e ci lasciamo a sinistra il faro di Psevdhokavos.

La luce del cielo è indescrivibile, mai vista un’alba così. Il sorgere del sole dietro il sacro Monte Athos che svetta sul mare sino a 2.033 mt sul livello del mare crea un effetto aurico. Un po’ di foschia rende tutto ancora più misterioso. Il Monte Athos è situato nel terzo dito della Penisola Calcidica ed è Repubblica Monastica del monte Santo, territorio della Grecia (come la “nostra” San Marino) dotata di uno statuto speciale e di governo autonomo, un luogo sacro riconosciuto.

Il mito narra che Athos fosse un gigante della Tracia, acerrimo nemico di Poseidone, Dio del mare e avversario di mille battaglie. Dopo averlo ucciso e sconfitto Poseidone seppellì il corpo del gigante sotto un enorme sasso che prese il nome del gigante. 🗿

Il vento è teso bolina mure a sinistra. Mezzo metro d’onda e venti bei nodi di apparente che ci spingono veloci verso la grande farfalla, l’isola di Limnos. Per tutte le sette ore di attraversata l’occhio del gigante veglia su di noi. Una montagna davvero dominante, un senso di controllo totale sull’Egeo. Ora che siamo qui è tutto chiaro. Dopo aver navigato per anni alle Cicladi, nelle Sporadi e in Dodecanneso, siamo sotto la bocca del gigante, ne sentiamo il respiro, che oggi è lieve, ma conosciamo la potenza di quando soffia a pieni polmoni, aria in grado di prender corsa e spazzare tutto quello che incontra, provocando le ire di Poseidone. L’origine del Meltemi tra mito, leggenda e la verità.

Incrociamo la rotta con quella del traghetto. Ammainiamo le vele ed entriamo nella splendida baia di Moúrtzephlos situata a NordOvest ma con un solo motore, in quanto il destro non ne vuole sapere di mettersi in moto. In baia c’è uno sloop sui 50 piedi che se ne va pochi minuti dopo il nostro ancoraggio e ci lascia soli con la barca delle gite turistiche, anche lei presto abbandonerà.

É ferragosto, siamo in una rada solitaria. Intorno a noi solo roccia rossa, rosa e grigia, qualche piccolo arbusto a macchie verdi e gialle (le più secche). Sul monte un centinaio di capre pascolano libere, una lingua di terra di ciottoli con tanti detriti e troppa, davvero troppa plastica. L’effetto dall’alto è clamoroso questa terra che divide i due mari, Miriam, Dynamis e sullo sfondo il Mediterraneo.

Super Cristiano oggi ha trasformato in oro i preziosi regali del mare di Porto Koufo. Si respira aria di solitudine ricercata, ora sì siamo nella Grecia che tanto amiamo. Non vediamo l’ora di farci sorprendere da quest’isola che da mesi sogniamo di vedere. Ciurma un brindisi, benvenuti a Limnos. 🐟🦐🦑🥂

Day 7 Myrina ⛵

Sono le 06.30 il vento fa brandeggiare i nostri catamarani. Nonostante venti nodi d’aria costanti presenti ora nella baia, la soluzione a pacchetto con ancore afforcate a 45° riduce molto il campo di giro ed aumenta la stabilità di Miriam e Dynamis, che formano così una piattaforma quadrata galleggiante dodici per dodici metri quadri.
Raccolgo il “bucato” prima che voli tutto in acqua e carico la moka da otto. Routine mattutina del comandante: sguardo al meteo, un’occhiata al portolano per avere bene in testa l’atterraggio al porto, proiezioni sui possibili luoghi da visitare nei prossimi giorni ma ecco che il caffè è già pronto.

Prendo la tazza e saluto con la mano una barca di pescatori che si trova a pochi metri dalla mia poppa. Sono in tre, hanno atteso la notte all’ancora riparati qui a fianco a noi, tra poco andranno a salpare le reti. Hanno dormito a terra tra le reti, sdraiati a paiolo. Il vecchio ha la barba ed i capelli grigi e lunghi, un volto segnato dal mare, sembra infreddolito. Metto il caffè caldo in una bottiglietta e, aspettando il momento giusto gliela lancio in barca con una sagola… Presa!👌

La giornata prende forma, quasi tutti prima di sedersi al grande tavolo della colazione camminano verso la rete a prua andando incontro al sole ed anche a questo vento che aiuta il risveglio, accarezza la pelle e da solo scioglie i capelli intrecciati. La barca dei pescatori sta rientrando in baia e punta decisa verso di noi, è un abbordo, un fantastico e sorprendente abbordo. Ci lanciano le cime, si avvicinano e ci allungano un sacchetto con 4 kg di pesce misto. Dentro mormore, pescetti da scoglio, qualche boga, due parghi, dei piccoli saraghi ed uno sgombro. 🐟🐠🐡

Il più secco della ciurma sembra in debito di nicotina e chiede sigarette. Gliene allunghiamo un pacco assieme a 20 € ma il Kapetánios è irremovibile. Non vogliono soldi. E così come sono arrivati in un lampo se ne vanno, lasciando tutti esterrefatti. Racconto alla ciurma l’aneddoto del caffè caldo condiviso all’alba. Un piccolissimo gesto di solidarietà tra marinai, ricambiato con un grande gesto di cuore da questi uomini di Limnos, persone con il mare dentro, occhi chiari e profondi, apparentemente duri, che senza proferir parola ci hanno comunicato tanto. Un’altra grande lezione di civiltà. 🇬🇷 

Questo dono del mare merita un giusto trattamento, partenza rinviata nel pomeriggio, scatta l’operazione brodetto. Federica e Cristiano studiano per fare il pane fresco, assieme ad Andrea scendiamo a riva per pulire e scagliare il pesce. Troviamo un sasso comodo, una poltrona per due con vista sull’intera baia, i nostri due catamarani al centro; attorno un lavabo salato naturale ed un tagliere di scoglio piatto, siamo al top. E così la mattinata scorre lenta, il vento continua a tenere fresca l’aria. Ognuno ha il tempo di rendersi conto di quanto siamo fortunati a trovarci sperduti in questo angolo di Egeo, così lontano da tutto. Un pranzo reale. Il miglior brodetto mai gustato in barca con l’aggiunta di qualche patella da scoglio ad insaporire, pane e focaccine calde, pasta brisée con feta ed acciughe a coronare una giornata incredibile. 

Il motore destro ha la batteria a terra, smontiamo quella di sinistra per la messa in moto e poi ripristiniamo il tutto. Sono le 16.00 e siamo pronti a salpare verso Myrina. L’ingresso in porto è da batticuore. Ci sono alcuni porti più suggestivi di altri e questo fattore dipende anche dallo stato d’animo o dalla storia di ogni comandante. Sopra al fanale rosso di sinistra si erge l’antico Castello prima Genovese, poi Veneziano, vera roccaforte dell’isola. Sul versante opposto una chiesa splendida bianca con la cupola azzurra, proprio allineata sulla collina opposta. Cla-mo-ro-so.

Il porticciolo, che può ospitare solo una decina di barche è pieno. Dynamis si mette all’ancora dentro la rada del porto, Miriam è autorizzata dall’Harbour Master 👮 ad appoggiarsi nella vecchia banchina di arrivo dei traghetti. Abbiamo appuntamento con Jorgos meccanico di Limnos per provare a capire con il tester se è colpa della batteria o del ripartitore di carica. Dopo un’oretta di prove, rileva il problema nel collegamento. Sembra aver risolto ma domani vuole tornare per emettere la diagnosi definitiva e dimettere il paziente in ottimo stato.

Sbarchiamo a cena con i tender, cena meravigliosa con polpo, calamari, gamberi e orekitá nel ristorante Limanaki lungo la passeggiata del porticciolo. Panza piena e morale alle stelle, qualcuno tira i remi e rientra in barca. La maggior parte del gruppo ha ancora tanta energia, attraversa la città per fare due salti nei localini della movida illuminati sotto il castello. Vai Malandra… 🎶🎷💃

Day 8 Myrina 🚶

Sono le 04.45, il rumore di un tuono in lontananza ci sveglia. Apriamo gli occhi ed il cielo dietro al castello è viola scuro e pieno di elettricità. Sembra di trovarsi in Transilvania di fronte alla dimora del conte Dracula. 🏰🦇🧛‍♂️
Togliamo dalle draglie un paio di costumi ormai asciutti, chiudiamo tutti gli oblò. Rizziamo a bordo il paddle assieme al suo remo e diamo un’ultima occhiata alla linea di ancoraggio. Direi che siamo pronti ad affrontare la tempesta.

Il groppo è violento, acqua dolce e salata si nebulizzano insieme e si abbattono sulla baia del porto. Tutt’intorno fulmini squarciano il cielo e si abbattono pericolosamente vicino a noi. Indossiamo le scarpe e accendiamo il motore per essere pronti a dare una mano all’ancora nel caso di bisogno. L’anemometro registra 47 nodi. Sotto una raffica più violenta, dalla poppa di Dynamis che si trova sopravento a noi, vediamo sganciarsi il tender che velocemente si dirige verso la spiaggia di sabbia.

Venti minuti intensi poi lentamente il vento cala sino ad arrestarsi, solo un po’ di pioggia ed un’alba coperta di grigio. Andiamo a terra per recuperare il gommone che si è appoggiato soffice sulla sabbia, è in ottime condizioni. Si sono rotte le viti che mordevano la chiglia in vetroresina del gancio a prua a cui era legata la cima. La nostra buona stella ci ha protetto ancora una volta. Se il vento avesse tirato dalla parte opposta in uscita dalla baia non ci sarebbe stato niente da fare.

Sono le 07.00, ci asciughiamo e ci mettiamo sotto le coperte calde per riposare un altro po’ e riprendere la giusta temperatura corporea. Siamo oltre la metà del nostro viaggio, dobbiamo arrivare in banchina per fare il pieno dell’acqua e risolvere definitivamente il problema alla batteria del motore. Qualcosa si muove all’inizio del molo, due barche grandi se ne vanno. Nella partita a scacchi di oggi al porto di Myrina ci siamo anche noi.

In Grecia la maggior parte dei porti non sono privati, esistono piccole banchine di cemento gestite dalle autorità portuali, in grado di ospitare poche barche rispetto ai grandi Marina privati. É tutto più a misura d’uomo, si pagano acqua e corrente più una piccola quota giornaliera. Di contro non è facile trovare posto, non si può prenotare, e vige la regola “Chi prima arriva, meglio alloggia”. Con molta fortuna riusciamo a piazzare un catamarano a terra, così facendo ci guadagniamo la possibilità di alternarci nel carico dell’acqua.

Oggi equipaggi liberi. I comandanti pensano a sistemare le barche, mentre a terra ognuno gestisce al meglio il proprio tempo libero, con l’unico impegno “a una certa” di rientrare per rimpinguare la cambusa e per scalare tutti insieme la vetta del castello. Fuori tutti, a bordo c’è uno splendido silenzio. Chi è comandante sa comprendere la bellezza del momento. Per pranzo spaghetto aglio olio e peperoncino tra comandanti. Nel pomeriggio la pennica è interrotta dagli schiamazzi di alcuni bambini che fanno i tuffi dalla banchina del Limanaki (porticciolo interno più piccolo) dove ci sono le piccole barche da pesca locali. Sono in cinque ed alla fine dopo due ore avranno fatto oltre cento tuffi a testa.

Giù in acqua, scaletta, si risale e nuovo tuffo. Li osservo, trasmettono serenità. Alexander il più cicciotto ha una tecnica beffarda, finge di nuotare al largo e sale per ultimo dalla scaletta. Aspetta che tutti i compagni di merende si siano buttati in acqua e con un tempismo da atleta nel momento in cui riemergono dall’acqua gli piomba addosso lui con il suo tuffo a bomba a tradimento, una sagoma! 💦💣💦 

Sono le sette comincia la salita al castello di Myrina, quaranta minuti a passo lento per godersi ogni attimo. Selfone di gruppo con tanto di stendardo Albatros e poi tutti con lo sguardo rivolto ad Ovest per lo spettacolo delle 20.30 in prima fila. Certi tramonti Mediterranei ti rimangono dentro e sono impossibili da dimenticare, non c’è niente da fare valgono più di altri… Sarà la soddisfazione di esserseli guadagnati gradino dopo gradino, sarà perché da quassù si vede tutto l’Egeo e la sensazione di infinito è prolungata, sarà per questo vento caldo e secco che muove la luce sull’acqua nel luminello (riflesso) del sole, insomma, ma poi come si fa a spiegare un tramonto, sono matto io a provarci.

La palla di fuoco si scioglie incredibilmente sul mare all’orizzonte “a pochi cm” dal sacro Monte Athos che aggiunge ancora più magia al momento che ci viene naturale vivere per qualche minuto in silenzio. Siamo impalati qui durante il crepuscolo i colori di Myrina si accendono, respiriamo l’aria stiamo bene…🧘‍♂️🌅🇬🇷

Day 9 Myrina 🚌

Oggi mi sento davvero il capogita! Limnos è un’isola molto grande, purtroppo in otto giorni non riusciremo a navigarla tutta. Spezzare il viaggio a vela con una bella giornata a terra è un ottima occasione per esplorare meglio l’isola. Tutti sul pullman! La gita Albatros parte alle 10.00 da Myrina, prima tappa i mulini di Kontias, oggi divenuti bed and breakfast dove i turisti scelgono una location originale per le loro vacanze.

Scendiamo a Portianou, qualcuno non troppo convinto entra a visitare il museo del Folklore. Altri vagano per le stradine di questo paesino di collina senza mare. Ci sediamo ai piedi di un grande Gelso in una caffetteria dove gustare un “Freddo Schietto” davvero buono. Alle 13.30 siamo nel regno di Dioniso, figlio di Zeus e dio del Vino. A Limnos infatti vengono coltivate delle viti che servono per produrre uno dei Rosé più buoni di tutta la Grecia (🙊non che ci voglia tanto). La vera specialità dell’isola è un nettare di uva un misto tra un Passito ed un Moscato molto liquoroso che manda in estasi tutta la ciurma. 🍇🍷 

Più che di Dioniso, oggi la Vineria Petros Chatzigeorgeu è il regno di Dimitri e Polina che portano avanti l’azienda agricola di famiglia e ci accolgono all’interno della fabbrica dove, con fierezza, ci mostrano i processi e ci presentano i nuovi macchinari su cui hanno investito negli ultimi anni per arrivare a fornire un prodotto sempre di maggiore qualità. Assaggio di vini, accompagnato da ottimi taglieri di formaggi, una verticale che schiena tutto l’equipaggio e lo mette in orizzontale.

Al rientro sul pullman la voglia di tutto il gruppo di sdraiarsi all’ombra in una spiaggia è tanta, ma lungo la strada per arrivare a Keros c’è la piccola città di Repanidi. Ci fermiamo per visitare la splendida chiesa bizantina di Agios Georgeos. Scranni ai lati ed affreschi su tutto il cielo, una cripta segreta e alte colonne portanti in legno, una rarità. 

Sono le 14.00 e siamo sul versante opposto dell’isola, nella spiaggia dei surfisti. Lo spot a mezzaluna è perfetto a per kite e surf da onda. Qui il Meltemi garantisce vento ed onde duecento giorni all’anno e la spiaggia sottovento è sempre garanzia di tranquillità nel caso ci fossero problemi. Oggi però ci sono solo dieci nodi ed il mare è una tavola, sabbia bianca mare azzurro un paio di baretti e tanta spiaggia libera.

Alle spalle alcune dune di sabbia proteggono l’entroterra. La giornata prosegue in relax, tra una camminata sulla battigia, qualche birra e due pallate a racchettoni. Rientriamo a Myrina appena in tempo per vedere un tramonto da una prospettiva diversa. Saliamo alla chiesina bianca con tetto azzurro posizionata sul lato opposto del castello appena sopra la nuova banchina d’approdo dei traghetti. Guardiamo il mare calmo ed invitante, domani finalmente torneremo a navigare, non vediamo l’ora… 🌊🕍🔔

Day 10 Myrina ➡️ Moudhros ➡️ Fanaraki

Salpiamo da Myrina verso le 09.00. Prima di lasciarla ci voltiamo un’ultima volta ad ammirare il paesaggio sullo sfondo della baia per fissare bene in mente l’atterraggio. Come in tutti i porti della Grecia, contiamo di tornare a “ricontrollare” tra qualche anno…

Il vento soffia potente sulle nostre vele al lasco, in un attimo superiamo l’ampia baia di Platy. Doppiato lo scoglio Nisida Tigani accostiamo di settanta gradi a sinistra e ci troviamo di bolina larga, volando sull’acqua ad 8 nodi di velocità vedendo sfilare velocemente il golfo di Kontias e la penisola di Fakos. Ammainiamo le vele per entrare nel golfo di Moudhros ed ecco che arriva la scorta.

I due accompagnatori si chiamano Lillo e Greg, sono due delfini Tursíopi. Sono più grandi delle stenelle e dei delfini classici peseranno almeno 150 kg l’uno, sfiorano i due metri di lunghezza. Il loro diametro è pari alla barchetta del catamarano il che li rende veramente grossi. Sono dei giocherelloni instancabili, restano a prua per più di un quarto d’ora (record) saltando tra una barchetta e l’altra. Nuotano velocemente sotto le nostre facce estasiate appoggiate sulla rete del catamarano. E così restiamo lì seduti ad ammirarli, staremmo ore, Lillo dallo sfiatatoio ci schizza l’acqua, lo fa per salutarci prima di andarsene.

Siamo arrivati, mancano solo 500 mt all’ancoraggio di fronte alla spiaggia di Mikro Fanaraki. Abbiamo attraversato tutto il golfo decisamente distratti, ci ricomponiamo per ragionare un buon ormeggio. Sarà quello definitivo anche per la notte. Miriam e Dynamis si impacchettano, ormai da sole. La tecnica di ancoraggio, nonostante la presenza del vento, si è perfezionata, rispetto ai primi giorni completiamo le manovre in meno di un minuto. Siamo abituati, ci dimentichiamo della straordinarietà, ma è giusto segnalarlo, anche oggi siamo soli, non ci sono altre barche. 

L’acqua è trasparente, chiara, limpidissima, sulla destra una piccola insenatura, chiusa da qualche scoglio ed una spiaggetta. Tutti in acqua! Ogni mezzo è valido per andare ad esplorare: tender, paddle, pinne e maschera, sopra, sotto e tutt’intorno, ogni dettaglio è importante per comprendere la totale bellezza del luogo. 

Sono ormai le 19:00, il pentolone con il superdrink del capitano è pronto, il mestolo cerca i bicchieri ma dove sono andati tutti!? É scattato un flash tender mob. Così, come Ulisse con le sirene, parte della ciurma ha sentito il richiamo dei canti “carichi”, provenienti dal bar sulla spiaggia e sono partiti in una spedizione rapida a terra. In barca torna il silenzio, il cielo inizia la sua trasformazione, da arancione a rosso, poi viola e poi indaco.

Un altro tramonto clamoroso, ne abbiamo visti diversi belli belli in questi giorni. Ma come nelle migliori opere il tramonto è solo un grande inizio, la prima scena dello spettacolo che qui dura tutta la notte sino all’alba. Mai viste tante stelle, il cielo è incredibile, tutti gli spazi sono pieni. Ci viene il dubbio che forse non abbiamo mai guardato per bene lassù… 

Andrea mette ordine e con il suo potente laser allinea le stelle per farci riconoscere le costellazioni del Cigno, della Lira, del Delfino, del Sagittario e dello Scorpione. Ogni nome nasconde un mito. Sdraiati a prua sulla rete sotto le coperte per proteggerci dall’umidità, torniamo a rivivere la storia ascoltando storie, fissiamo il momento, è adesso… ✨☄️🌟

Day 11 Fanaraki ➡️ Stavros

Quello del caffè al mattino in barca è un rito. Ti svegli e fai piano per non disturbare gli altri, apri delicato l’armadietto, metti l’acqua nella moka, la polvere di caffè senza pressare, chiudi avviti e accendi il gas. Pochi minuti ed inizia il gorgoglío, poi il profumo che si espande in tutta la dinette ed entra anche nelle cabine. Qualcuno di lì a poco si alza. Altri invece si rigirano nel letto perché tanto sanno già che, tempo una mezz’oretta, si “rimetterà su” un’altra moka. Penso sia diventata la sveglia preferita di molti, scandisce l’inizio di un’altra splendida giornata, tutta di vivere… 

Ma come!? Dynamis ha finito le scorte di caffè. Questa mancanza vale un giro a terra. Albi prende il tender, ci avviciniamo lenti alla riva, che bella questa baia, l’ho già detto!? 🤔 Sono le nove, ancora non c’è ancora nessuno. Verso le dieci una famiglia composta da tre bambini, mamma e babbo si guadagna la prima fila nel lato della spiaggia libera.

Poco dopo arriva Kostas, intanto che apre scambia quattro chiacchere con noi. Vive a Londra, d’estate torna per dare una mano a suo fratello con il bar alla quale ha dato una chiara impronta europea. La spiaggia piccola di Fanaraki è un vero gioiello, ma Limnos non è così conosciuta e tutto il turismo si concentra sulle spiagge del versante ovest attorno a Myrina, capoluogo dell’isola. Gli chiediamo quanto dobbiamo per la polvere di caffè, ci fa segno di andarcene, offre la casa.

Ringraziamo e lo lasciamo lavorare. Torniamo in barca vincitori, l’equipaggio di Dynamis non è mai stato così contento di vederci, abbiamo il tesoro. Salpiamo le ancore e issiamo le vele, qui il vento non manca mai fuori dalla rada 25 nodi sono perfetti per la nostra navigazione. Veleggiando a farfalla percorriamo tutto il golfo di Moudhros, il mare è calmo e si vola sull’acqua facendo massima attenzione a non strambare. Usciamo dal golfo, accostiamo a dritta e abbattiamo. Siamo nuovamente a sud della penisola di Fakos con le mura a sinistra ed in meno di un’ora arriviamo nella baia di Stavros.

L’area è deserta, una grande spiaggia di piccoli sassi tondi, contornata da alte colline. Il vento catabatico (vento che scende ed accellera dalle montagne) si incanala e ci investe, ma qui è troppo bello e le previsioni dicono che tra poche ore calerà. Tutti a terra dove invece regna la calma, solo una decina di capre trasumano nel passaggio obbligato alle nostre spalle. Nel pomeriggio il vento scende a regime di brezza sui 10 nodi. Relax a bordo e qualche ora di riposo, lucertole al sole e comandanti all’ombra.

Al tramonto proviamo un po’ di pesca alla traina. Siamo quasi fuori dalla baia sul gommone che scarroccia lento e proviamo a jiggare (recuperare a strappi con delle esche finte) su 40 mt si profondità. Niente da fare, continua la maledizione quest’anno. E’ quasi buio e ce ne stiamo andando quando, a 5 metri da noi, vediamo un musino buffo emergere dall’acqua sbruffando acqua, un saluto fugace per poi scomparire subito. Una foca monaca! Che spettacolo questo avvistamento vale mille punti e chissenefrega se la pesca è andata male.

Rientriamo a bordo, veniamo accolti da qualche battuta sarcastica. D’altra parte hanno ragione se abbiamo mangiato pesce in questi giorni lo dobbiamo solamente a pescatori locali o alle signore della pescheria. La nostra serata sta per cominciare, Cristiano crea in cucina. La tavola si apparecchia su Dynamis che ha lo spazio per accogliere entrambi gli equipaggi, manca qualche bicchiere ma nessun problema qualcuno berrà dalla tazza… 🍷🍻🍹

Day 12 Fakos ➡️ Pavlos

Eppure il vento soffia ancora, intonava così una splendida canzone del mitico Bertoli. Sono le 07:00 Miriam e Dynamis sono investite dalle raffiche che hanno ripreso stanotte a spingere. Le nostre ancore afforcate lavorano perfettamente, con entrambe le catene in tensione. Prendiamo il portolano, meglio non fare troppa navigazione oggi e soprattutto conviene restare ridossati qua sotto, a sud dell’isola.

A poche miglia c’è da scoprire la Spiaggia (Agios) di Pavlos. Un’ora di navigazione a motore per ricaricare le batterie, risalire il vento contrario e provare a procacciare la cena con ben tre lenze in acqua. Ahimè resterà un’estate amara questa del 2019, quasi mille miglia di navigazione e neanche un pesce… Speriamo di rifarci alle Seychelles a novembre! 🤞🎣 

I colori ad Agios Pavlos sono incredibili. Questa baia è tante cose insieme: l’acqua, in alcuni punti è così turchese che ricorda la Sardegna, attorno un paesaggio lunare, colline di roccia alta e spoglia con dei muretti di pietre bassi per separare le zone di pascolo, molto simili al Parco Naturale delle Kornati in Croazia. Dopo la manovra di ancoraggio si avvicina una cuffia a nuoto. É una ragazza che ci saluta e chiede se lo skipper della barca è un certo Thomas. Le rispondo sorridendo “No, sono io il comandante”.

Ci chiede di dove siamo, ma dopo un minuto di conversazione cambia improvvisamente tono. Ci accusa di mancare di rispetto ai luoghi dove navighiamo perché secondo lei siamo troppo vicini alla spiaggia. Le spiego che per fare la manovra ci siamo avvicinati a 100 mt, ma che una volta controllato il campo di giro, abbiamo dato fondo a 140 mt e che ora ci troviamo ad almeno 180 mt dalla riva. É una baia senza le boe gialle di segnalazione per i bagnanti, è molto larga e c’è spazio per tutto.

Niente da fare. Quella è la sua piscina, nuota tutti i giorni da sponda a sponda perché è una ex agonista e noi ce ne dobbiamo andare perché altrimenti chiama la guardia costiera di Myrina. Sempre sorridendo la invito a bordo per venire a prua e rendersi veramente conto della corretta distanza ma lei non ne vuole sapere dice che per legge dobbiamo stare a 500 mt (fuori dalla baia) poi abbassa a 300 mt.

Quando capisce che non rifaremo l’ancoraggio ci dice che possiamo stare sino a stasera o al massimo domattina, oltre chiamerà la polizia. Bah, restiamo sbigottiti. La saluto sapendo di essere dalla parte della ragione e le dico comunque di stare tranquilla che nel pomeriggio abbiamo in programma di andarcene. Che tipa, se solo sapesse l’ammirazione che proviamo nei confronti del popolo greco ed il profondo rispetto che abbiamo verso queste isole, non ci avrebbe parlato in quella maniera.

Scendiamo a terra, l’acqua piacevole di una temperatura perfetta ed anche il vento qui entra meno. Oltre duecento pecore con i campanacci pascolano a 50 metri da noi. Erika durante la passeggiata lungo la battigia, vede un gruppo di ragazzi scavare nella sabbia per sotterrare un melone bianco. Ci saranno 10 bagnanti in tutto, distribuiti su 200 mt di costa. Mi volto a guardare i nostri catamarani dalla prospettiva opposta e sono ancora più convinto che sono alla distanza giusta, non invadono, anzi rendono ancora più bella la visuale facendo da sfondo alla cartolina dalla spiaggia.

Verso le 18, mentre con Erika e Lilli si rimarcava la bellezza di quest’isola, un ragazzone con la barba con melone e coltello in mano si avvicina ad Erika. Sorride, taglia uno spicchio e glielo porge sorridendo, le dice che non avrebbe potuto rifiutare perché l’aveva visto mentre lo nascondeva sotto la sabbia. Non si limita a lei, distribuisce altre fette anche a noi e ad una coppia di bagnanti che si trova poco distante. Sono tutti greci di Salonicco.

Rientriamo a bordo col sup e prendiamo delle birre ghiacciate da portare a riva. Lo scambio continua, vogliono sapere la rotta che abbiamo percorso e quali altre isole greche abbiamo visitato. Ci dicono che siamo fortunati ad aver visto quest’isola ora perché secondo loro tra pochi anni i turisti la invaderanno. A Salonicco sino a 2 o 3 anni fa nessuno la conosceva, ora sono tutti a Limnos. Speriamo che si sbaglino e che rimanga questo turismo di nicchia. Confidiamo nel Meltemi e negli isolani che riescano a mantenere vivo lo spirito di questa terra ancora in mano ai greci. Facciamo un ultimo brindisi, questo contatto ci voleva per ritrovare subito un po’ di umanità.

Salpiamo, questa sera abbiamo voglia di mettere le gambe sotto un tavolone, ormai nel buio ancoriamo davanti alla spiaggia di Evgatis. Doppia tenderata ed eccoci sul terrazzo della taverna Miramare. Vado in cucina a conoscere tutta la famiglia ordiniamo cozze alla marinara, gavros, greek salad, souvlaki chicken and pork, e le meatballs. Il vino di Limnos è squisito e le birre Fix vengono versate nella pinta ghiacciata. Le patate sono vere e tagliate grosse prima di essere fritte. Che bontà!

Ringraziamo Makis prima di sparire nel buio con i gommoni. Nel cielo cadono le stelle proprio dietro alle luci dei nostri alberi, standing ovation generale. Eh già, bisogna restare sempre sul pezzo, questa Grecia è in grado di sorprenderti in qualsiasi momento ma abbiamo gli occhi giusti per guardare 🌌☄️👀

Day 13 Pavlos ➡️ Porto Koufo

Sveglia all’alba e prua ad Ovest. Dobbiamo rientrare in Calcidica ma prima veniamo calamitati dal gigante Athos, un inchino è doveroso a questo luogo che custodisce numerosi tesori artistici, antichi manoscritti, icone e affreschi dipinti della pittura bizantina. La Santa Montagna – cita il Portolano – ha ospitato mistici e maestri spirituali, i cui scritti furono raccolti nella Filocalìa, una celebre antologia del XVIII secolo, che ha influenzato profondamente il mondo ortodosso. 

Nel canale il vento arriva a venti nodi e la bolina si fa stretta stretta. Arrivati sotto il monte incredibilmente tutto si placa e dal basso ammiriamo i monasteri di Agiou Pavlou, Dionysiou, Osiou Gregoriou e Simónos Petras.
Il dubbio che sorge a tutti è come sia stato possibile costruire su una vetta di 2.000 mt così aspra e ripida. L’altro pensiero è rivolto al divieto d’ingresso alle donne, unico stato al mondo che impone questa regola.

Curiosa la storia della psicanalista e scrittrice francese Maryse Choisy, che negli anni venti trascorse un mese sulla montagna sacra travestendosi da uomo e sfidando per prima l’intero sistema. Ha raccontato tutto in un libro dal titolo Un mois chez les hommes. Rientriamo a Sithonia, ci fermiamo per un bagno al tramonto sulla punta Sud a Secret Bay. Questa spiaggia di sassi neri unisce due mari, siamo ancora soli a goderci lo spettacolo. 

Questa sera torniamo dagli amici della taverna Delfini di Porto Koufo, hanno preparato due tavoli sulla spiaggia a pochi centimetri dal mare. Una piacevole e calda brezza fa riecheggiare le risate della ciurma, oggi è il compleanno di Fabrizio continuiamo a festeggiare…🌛🥂🎉

Day 14 Porto Koufo ➡️ Kastri ➡️ Nikiti

Scendiamo a terra per un espresso ed un rinforzo di Freddo caffè mentre il resto della ciurma dorme. Sediamo al tavolino della taverna Porto Kalli, l’unica aperta alle 7.50. La cortesia della signora che viene a prendere l’ordine, la si può quasi misurare ed è inversamente proporzionale al suo tono di voce. Parla piano, quasi sussurra per non rovinare il silenzio e la pace di Porto Sordo al mattino presto.

Osserviamo i primi movimenti sul molo. Un pescatore in realtà sembra al lavoro da tempo nel pozzetto della sua barca, sta per finire di aggiustare le maglie dell’ultima rete e poi finalmente andrà a casa a riposare. I quattro comandanti in pescheria, no, non è un programma TV ma chi ama il mare, ama anche condividere la bellezza di un banco gremito di pesce appena pescato. Cristiano decide per mazzancolle, cozze ed uno scorfanetto che insaporirà il sugo. Che bellezza!

Salutiamo gli amici della taverna Delfini con tre suoni di corno e salpiamo verso nord per avvicinarci alla base di Nikiti e vivere questa ultima giornata di sole a Θέση Θέασης (Κιόσκι), poche centinaia di metri a sud di Kastri Beach. Dalla cucina i profumi sono appetitosi, alziamo i coperchi delle pentole, è roba da chiudere gli occhi e respirare dentro col naso. Un tuffo prima di pranzo, la giornata è caldissima ed il mare a mezzogiorno raggiunge il suo apice di colori.

La pineta che riempie la scogliera a picco dinnanzi ai nostri occhi, sfuma il mare dal turchese allo smeraldo. Dieci metri di spiaggetta sono sufficienti per far riposare i nuotatori che ammirano per l’ultima volta Miriam e Dynamis impacchettati e sospesi in baia. Suona la campanella! Tutti a bordo per onorare e spazzolare le magie dello chef: spaghettone ai frutti di mare e Skorpio, mazzancolle con crema di avocado, vini e birre ghiacciate… In alto i calici (o le tazze) facciamo un brindisi per questa Grecia dei greci e ne facciamo subito un altro per noi, agli equipaggi ed agli splendidi comandanti @Alberto @Andrea e @Cristiano che aiutano a rendere i #viaggialbatros molto più di una vacanza in barca a vela. 

Proviamo a fissare il momento, c’è ancora tempo per un ultimo bagno. Sono le 17 rientriamo in base. Spiros è in banchina ad attenderci. Lo sbarco è molto veloce, così abbiamo meno tempo di pensare, il volo è già stasera, arrivederci al prossimo anno Grecia… 💙🎯⛵